A Tommaso piace l’aereo. Non saprei dirvi il perché.
Fin dalle prime sedute è stato il suo oggetto preferito: il primo del quale ha cercato di riprodurre il suono, ed il primo di cui pochi mesi fa ha cercato di dire il nome.
Mi sono chiesta più di una volta come mai questa predilezione di Tommaso per l’aereo.
La prima volta mi sono risposta che poteva essere perché, tra tutti gli oggetti che usiamo in terapia, era quello con il suono più facile per lui da riprodurre.
Tommaso è arrivato alla terapia logopedica molto tardi, aveva già nove anni. Ed una diagnosi di cerebro lesione infantile.
Ogni seduta con Tommaso era una nuova prova: all’inizio per fargli comprendere che la voce si può tirare fuori non solo per urlare o ridere, ma anche per produrre suoni; poi per comprendere che la bocca e la lingua esistono e si possono cercare di muovere come vogliamo noi; e ancora per associare le scritte all’oggetto giusto; e poi ancora per cercare tra tre oggetti quello giusto da consegnare; e ancora quando abbiamo provato ad usare l’I-Pad per scrivere le prime parole; fino ad oggi, che finalmente Lorenzo mostra la volontà di voler dire qualcosa. Ogni seduta è stata una prova di volontà, di testardaggine, di certezze, di scoperta, di frustrazione, di soddisfazione, di incapacità, di riuscita. Per me, per Tommaso e per i suoi genitori.
Ad ogni nuova scoperta, la prima vocale articolata correttamente, la prima volta che ha prodotto “Muu” ( il verso della mucca) e “Vvvvvvv” (il suono per l’aereo), la prima volta che ha soffiato nel flauto, la prima volta che ha detto “Ao” (per ciao) e “Aeeo” (per areo), Tommaso ha spalancato i suoi grandi occhioni blu, incredulo che quel suono potesse essere stato prodotto da lui. E Tommaso continua a spalancare i suoi occhi blu ogni volta che lo sgrido, che mi arrabbio, che lo minaccio che restiamo tutta la notte in studio se non prova ad impegnarsi, ogni volta che gli dico che è bravissimo ed ogni volta che riesce a fare qualche suono nuovo. Tommaso che parla con gli occhi. Lorenzo che ha ancora tanta strada da percorrere.
Ed ogni volta mi chiedo quale enorme frustrazione si provi ad essere intrappolati in un corpo che non risponde, e quante volte quegli occhioni spalancati abbiano voluto dirmi: “Ma non vedi che non ci riesco!”.
Tommaso, per tanti, è solo un bambino sfortunato. Tommaso, per me e per i suoi genitori, è la prova che “Volontà” batte “Frustrazione” 1 a 0 (e chi più di lui e di tutti i bambini come lui possono sapere cos’è la frustrazione!) e che anche se ci sono voluti 2 anni e mezzo per dire “Aeeo”, (e ancora oggi prima di riuscire a dirlo deve riuscire a reclutare i muscoli giusti, riuscire a mettere la bocca nella giusta posizione, riuscire a co-articolare le vocali, riuscire a mantenere l’emissione vocale abbastanza a lungo per dire tutte e quattro le vocali), la gioia di sentire quelle vocali è mille volte superiore alla frustrazione ed alla fatica.
A cura di Dott.ssa Viviana Gaglione – Logopedista