Io che ballo: “Cosa chiedo al mio piede?”
Il piede è una struttura anatomicamente e funzionalmente particolarmente complessa: è formata da 26 ossa che si articolano fra loro in pochissimo spazio attraverso 29 articolazioni ed è costantemente sollecitata dalle innumerevoli configurazioni di terreno e dalle situazioni di adattamento richieste.
La medesima struttura, altamente duttile e flessibile, in molti sport si trova, per contro, a dover rispondere ad esigenze di rigidità e stabilità per poter rispondere alla richiesta di forza necessaria piuttosto che alla richiesta di precisione e sensibilità. Facile, quindi, che si possano riscontrare importanti e fastidiose patologie del piede con le quali fare i conti.
La cura del piede nello sport
In alcuni sport c’è, quindi, un continuo ed ulteriore stress a carico di strutture che già d’abitudine sono sottoposte a carichi di lavoro importanti: nel cammino, per esempio, l’arco longitudinale mediale si abbassa e si solleva ciclicamente e l’intero peso corporeo si scarica sulla testa dell’astragalo che ha il compito di distribuire alle strutture ad esso connesse il carico per poi scaricarlo al suolo.
In una situazione di normalità l’astragalo “accoglie” il peso e lo ripartisce: anteriormente allo scafoide (che si abbassa in carico), ai cuneiformi e ai tre metatarsi mediali per circa il 30% del totale; anteriormente e lateralmente al cuboide e ai due metatarsi laterali per circa il 20% del totale; posteriormente per circa il 50% del totale sul calcagno. Oltre alla parte ossea numerose altre strutture intervengono in questo magnifico modello di duttilità (legamenti, fascia plantare, capsule articolari).
Il piede e la danza
La danza rappresenta una professione per alcuni e una forma di divertimento e di attività fisica per molti altri. Per quanto sia meravigliosa, questo tipo di attività esercita un’insolita richiesta funzionale sul nostro corpo e non è sorprendente che siano i piedi una delle zone del corpo più sollecitate in questa pratica.
Il piede per i ballerini rappresenta un distretto anatomico importantissimo in quanto è strumento espressivo e artistico: nel corso degli anni viene preparato e lavorato per assolvere a funzioni specializzate in posizioni non prettamente fisiologiche.
Soffermiamoci su questa immagine: cosa vediamo?
Ad un primo livello appaiono evidenti i segni di ciò che ogni ballerino chiede ai propri piedi: dita deformate, unghie annerite, ferite nascoste da scarpette di seta.
Ad un secondo livello l’immagine ci mostra altrettanto chiaramente il sacrificio e la dedizione che la danza richiede insieme a impegno e determinazione.
Al piede dei ballerini vengono richieste contemporaneamente e per infinite ore tutte le caratteristiche sopradescritte perché in modo specifico nella danza, più che in altri sport, il gesto da compiere deve essere controllato da una coordinazione straordinaria e da grande scaltrezza tecnica. Il piede del ballerino può essere descritto come una struttura vigorosa, rapida, forte, stabile, particolarmente sensibile e precisa.
Per capire la complessità di ciò che il piede è chiamato a compiere nella danza basti pensare a come questa struttura modifica il suo atteggiamento adattandosi ai fondamentali specifici eseguiti: ci si sposta da un appoggio bi-podalico ad uno mono-podalico ridistribuendo il carico lungo tutto l’asse longitudinale del piede, da un relevé en demi-pointe a un relevé en pointe, oppure esplodendo in un salto o in un giro. Il tutto ovviamente con un estremo controllo accompagnato da forza, elasticità e grazia.
Chi danza richiede, quindi, uno sforzo supplementare ad una struttura già dedita al “lavoro duro” per sua natura e ovviamente questo può avere, ogni tanto, dei risvolti negativi definibili “accidenti da overuse/overlavoro”.
Le lunghe ore di allenamento e le posizioni estreme assunte durante la danza fanno sì che le problematiche al piede siano molto diffuse tra chi pratica tale disciplina.
Si può incorrere in traumi e infortuni commettendo errori tecnici durante l’esecuzione del gesto, a causa dell’inadeguato supporto su cui ci si allena oppure a causa del tipo di calzatura indossata.
In relazione all’ultimo punto è di fondamentale importanza abituare i giovani allievi delle scuole di danza all’uso di calzature adeguate.
Tale fondamentale indumento tecnico deve essere inserito a seconda del tipo di pratica richiesta e a seconda dell’età. Un’attenzione particolare va rivolta alle scarpette da punta, da scegliere in modo che siano adatte alle caratteristiche specifiche del piede e da introdurre solo quando si ha una buona base di classica e un’età compresa tra i 12-13 anni così da permettere il normale sviluppo osteo-articolare del piede.
Le patologie del piede nella danza
A livello del piede possiamo descrivere due grossi gruppi di patologie: dermatologiche e ortopediche/traumatologiche.
Vesciche, calli, duroni, verruche, onicopatie ovvero patologie delle unghie, fanno parte delle patologie dermatologiche e di norma non sfociano in patologie gravemente invalidanti che necessitano una lunga assenza dall’accademia o dalla pratica.
Vale però la regola del buon senso che prevede una corretta igiene, disinfezione e medicazione della parte sofferente. In questo caso un professionista (podologo) può mettere al riparo da infezioni o inutili lungaggini nella guarigione.
Tendinopatie, alluce valgo, alluce rigido, fascite plantare (fasciopatia), metatarsalgia, frattura dei ballerini, fanno parte delle patologie ortopedico/traumatologiche e possono determinare periodi più o meno lunghi di astensione dall’attività. Spesso l’atleta nei casi meno gravi tende a sottovalutare e/o a non curarsi di piccoli segnali che il corpo invia e questo talvolta allunga i tempi di guarigione poiché spesso un primo trascurabile “dolorino” si trasforma poi in un segnale più forte al quale diventa impossibile non dare ascolto.
Tendinopatie: si intende una affezione di carattere infiammatorio a carico dei tendini (spesso nel punto in cui i tendini si congiungono all’osso) ed è causata da un sovraccarico funzionale. Nella danza tipica è la tendinopatia del tibiale posteriore, dell’achilleo, dei peronei (laterali alla caviglia) e dell’estensore lungo dell’alluce.
Alluce valgo: si intende una deviazione dell’alluce verso le altre dita; nei ballerini spesso è causato da un errore tecnico chiamato rolling-in descritto come poco sostegno della caviglia che causa pronazione del piede con conseguente rotazione del primo dito.
Alluce rigido: limitazione del movimento dell’articolazione dell’alluce. Per raggiungere la posizione in demi-pointe l’articolazione tra primo metatarso e alluce deve formare un angolo di 90°; i ballerini che iniziano tardi nella vita questa attività spesso non riescono a raggiungere questa mobilità.
Fasciopatia: infiammazione della fascia plantare che è una robusta formazione tesa tra calcagno e teste metatarsali. Brevi cenni statistici: La fasciopatia plantare risulta essere una delle più comuni cause di dolore sia in soggetti sportivi che in individui sedentari. Dati epidemiologici riportano un’incidenza annua di circa 2 milioni di persone negli Stati Uniti d’America (1) e circa il 10% della popolazione ne soffrirà nel corso della vita.
- PFEFFER G, BACCHETTI P, DELAD J, ET AL
Comparationof custom and prefabricated orthoses in the initial treatment of proximal plantar fascitis. Foot Ankle Int 1999
Metatarsalgia: caratterizzata da dolore sotto la parte anteriore del piede. Nei ballerini spesso è causata da instabilità nelle articolazioni delle piccole dita.
Frattura dei ballerini: si verifica a carico del V metatarso, l’osso lungo situato nella parte esterna del piede. Il meccanismo più tipico è quello di atterrare da un salto con il piede girato verso l’interno (inversione).
A cura di Dott. Roberto Tavella
I consigli dell’esperto
Se non sottovalutate, la gran parte delle problematiche di chi balla sono gestibili e richiedono un periodo di stop relativamente breve (proporzionale alla gravità e alla velocità di intervento). Occorre sempre rivolgersi a professionisti qualificati e preferibilmente che abbiano un mind-setting sport specifico. Il primo soccorso che non è mai dannoso consiste nell’applicare del ghiaccio. E’ bene non sottovalutarne i benefici: applicazioni su cute integra, protetta con un panno e per un periodo non superiore ai 15 minuti, ripetibili più volte.
Dott. Roberto Tavella, fisioterapista e formatore di anatomia per CIBU (Centro Internazionale Balletto Ucraina)