PROVE DI VOLO e GENITORI IN VIAGGIO
In un periodo in cui la vita quotidiana ci porta sempre più a chiuderci all’interno di una cerchia ristretta, mi fa ancora più piacere incontrare gruppi di genitori che si mettono in gioco insieme rispetto alla crescita dei figli. Qualche settimana fa, in particolare, sono stata coinvolta dall’Associazione Lombarda Famiglie Audiolesi all’interno del progetto “Voci dell’adolescenza” che nasce dall’associazione con il contributo della Fondazione Comunità Milano, del Pio Istituto dei sordi e del Fondo Sordità di Milano, incontro che ha avuto luogo presso l’Università Cattolica.
Il titolo dell’incontro “Prove di Volo e Genitori in Viaggio” suggerisce l’importanza del cambio di modalità relazionale durante l’adolescenza: da una molto stretta durante l’infanzia ad una con una maggiore distanza. Infatti, mentre durante l’infanzia i bambini si nutrono soprattutto della vita familiare, con la crescita è il mondo a diventare il luogo più importante e più nutriente. Questo non significa che la funzione dei genitori si perda ma che necessita di un cambiamento rivoluzionario.
Per usare una metafora, è come se durante l’infanzia i bambini vedessero i propri genitori come re e regine, mentre a partire dalla preadolescenza (intorno agli 11 anni) è necessario procedere verso un cambio di paradigma relazionale. La montagna dell’immagine suggerisce una possibile direzione, come se i genitori incarnassero la figura della guida, che accompagna al bisogno, senza presenza costante, né troppe parole ma mostrando, nella pratica e nell’esperienza, percorsi sicuri e possibili.
E, ancora, con la crescita e nella fase centrale dell’adolescenza (intorno ai 15 anni) immaginando la famiglia come “campo base” alle pendici della vetta, luogo di pausa, stabilità, recupero di energie per affrontare con graduale e maggiore autonomia le esperienze nel mondo esterno.
La montagna evoca anche percorsi impervi, imprevisti, strappi…che in adolescenza sono frequenti e che hanno lo scopo di aiutare i ragazzi a misurarsi, comprendere chi sono e a cosa sono chiamati. Direzione che vede i genitori provare a mettere a fuoco il loro ruolo, le aspettative, evitando di sovrapporle agli interessi emergenti nei ragazzi. La “voce” dei ragazzi coincide anche con la loro “vocazione” che, quindi, è importante che li possa portare ad essere sé stessi “a modo loro” (e non a modo dei genitori).
E’ importante, infatti, ricordare che l’adolescenza non è una patologia ma una fase evolutiva e di crescita che ha la finalità di portare alla nascita sociale di individui adulti e consapevoli, imperfetti ma autentici. Quindi la sfida dell’adolescenza è alta e non si gioca esclusivamente all’interno dell’ambito familiare ma ha una portata più ampia che dovrebbe essere cruciale per la società nel suo complesso. La “linfa” nuova che possono portare i ragazzi è qualcosa che è necessario alla comunità nel suo complesso per identificare nuovi modi per esprimersi e stare insieme.
Certo, essere adolescenti e genitori di adolescenti oggi non è semplice, viviamo giorni confusi e di crisi diffuse, in cui non sono solo i ragazzi in “crisi di identità” ma anche e forse soprattutto gli adulti ad esserlo.
Spinte all’omologazione, paure e fobie verso la diversità e la differenza, crisi e povertà educative diffuse non agevolano. Provare a riappropriarsi, come genitori della propria funzione educativa potrebbe aiutare ad orientarsi. Se, infatti, i genitori non sono dei “pari”, quindi non sono “amici” dei figli adolescenti, non sono i loro allenatori, né i loro avvocati difensori, è importante rimettere a fuoco il proprio esserne educatori.
Un viaggio non semplice…eppure, come capita in montagna, se percorso con uno zaino sufficientemente attrezzato e, soprattutto, uno sguardo curioso…può regalare panorami inediti e momenti di bellezza inattesi.
Articolo di Monica Simionato, Psicologa e Psicoterapeuta
riceve al Centro Metica di Paderno Dugnano