La paura come esperienza naturale dell’uomo
Nelle specie animali la paura svolge primariamente una funzione di allarme, di difesa e garantisce la sopravvivenza. Costituisce una preparazione psicologica ed intellettuale necessaria ad affrontare una situazione pericolosa: esorta alla prudenza e aiuta a valutare un rischio. Le paure però chiedono di essere superate: l’elaborazione di una propria paura rafforza la stima in se stessi. Diventa un problema quando assume dimensioni che impediscono una vita normale, quando diviene un ostacolo alla maturazione del bambino e mette a rischio lo svolgimento dei compiti quotidiani. Allora ha perso il suo valore protettivo. In questo caso i timori intralciano uno sviluppo armonioso, divengono limitanti, minacciosi. Nei primi anni di vita il bambino sperimenta le prime forme di paura condizionate dalla crescita e che lo accompagneranno nel corso della sua evoluzione. Tali paure, anche se superate, potranno, infatti, ripresentarsi nel corso della crescita ed in occasione di eventi o esperienze (nascite, lutti, cambiamenti di casa, di scuola).
Come si manifesta la paura?
La paura è un’emozione che si manifesta anche fisicamente (pallore del viso, tremori). A volte nei bambini è nascosta, coperta e si deve interpretare attraverso segni quali:
– problemi del comportamento sfinterico (enuresi notturna) o alimentare;
– mancanza di curiosità;
– passività ed eccesso di adattabilità;
– impazienza ed irritabilità;
– eccessivo attaccamento alle figure adulte.
Le paure nelle diverse fasi della crescita
Una forma primaria di paura è quella relativa alla perdita dello stretto rapporto con i genitori, rapporto veicolato dal contatto fisico (tatto, voce, odore). In una fase successiva (intorno ai 6/8 mesi) si manifesta la paura dell’estraneo. Tale emozione è collegata ad una nuova capacità: quella di riconoscere una persona estranea rispetto ad una familiare. Un istinto autoprotettivo spinge il bambino ad un’iniziale diffidenza rispetto all’estraneo che non sa qualificare come buono o cattivo. Fra i due ed i tre anni il bambino sperimenta un senso di potere fornitogli dalle crescenti acquisizioni autonome, maggiore destrezza motoria ed espressiva.
È il periodo del “no”, dell’opposizione come autoaffermazione.
Parallelamente apprende il controllo degli sfinteri, che da un lato aumenta il suo sentimento di potere (controllare il proprio corpo) ma dall’altra lo sottopone a nuove regole. Tale esperienza spesso si accompagna alle paure di questa “sporcizia” prodotta dal corpo, della sua scomparsa nel water (un luogo che a volte può far paura che risucchia, dove tutto scompare…).
In questa fase la fantasia del bambino si popola di mostri ed aggressori, spesso il gioco simbolico è connotato aggressivamente. Emerge la paura del temporale, dei mostri, delle streghe, elementi che affascinano ed al tempo stesso spaventano. Il bambino in questo periodo manifesta inoltre la paura dei pericoli fisici, di ferirsi, di ammalarsi, quasi temesse una concretizzazione delle sue paure. Intorno ai 6 anni il bambino manifesta curiosità circa l’origine della vita, il sesso, la morte.
Tali domande sono indice di un nuovo passaggio evolutivo in cui prende coscienza della ciclicità della vita (le cose iniziano e finiscono). A volte questo genere di domande mette in difficoltà gli adulti, ma non va scoraggiato, così come non va provocato: occorre attendere i tempi del bambino ed essere pronti a rispondere con chiarezza e semplicità.
Che tipo di paure possono avere i bambini?
Paure di separazione
L’indipendenza e l’autonomia passano attraverso le inevitabili e progressive separazioni: dall’unità con la mamma alla permanenza all’asilo, all’ingresso alle elementari e così via. Le paure di separazione accompagnano quindi i bambini nel loro sviluppo. Nella forma primaria si manifestano tra il 12° e il 18° mese di vita ed indicano una tappa evolutiva: in questa fase, infatti, il bambino inizia a gattonare, poi a camminare, a correre via, a staccarsi cioè consapevolmente. Le paure legate alla separazione si ripresenteranno più volte nel corso dello sviluppo, specialmente nelle fasi di transizione, di passaggio le cosiddette “crisi di sviluppo”.
Paure sociali
Le paure sociali sono quei timori condizionati dall’educazione e quindi frutto della relazione con i genitori e con gli educatori. Possono essere collegate:
– ad un atteggiamento di disinteresse da parte degli adulti, disinteresse che crea nei bambini sensazioni di solitudine e vuoto emotivo;
– ad un atteggiamento educativo permissivo, che il bambino può vivere come indifferenza;
– ad uno stile educativo basato su minacce e punizioni, con particolare ricorso alla minaccia di non voler più bene;
– ad un’aspettativa esagerata sul piano intellettivo che può lasciare inappagate le necessità affettive del bambino;
– ad uno stile educativo iperprotettivo che non riconosce autonomia al bambino, lo rende dipendente e limita il suo sviluppo.
Paure trasmesse dai media
Le paure trasmesse dai mass media hanno un impatto diverso a seconda dello sviluppo emotivo ed intellettivo raggiunto dal bambino. Il suo stato psichico generale e la sua capacità di confrontarsi con le sue paure costituiscono fattori importanti per poter gestire le emozioni suscitate da un film o da un notiziario televisivo. È di fondamentale importanza il ruolo dell’adulto che accompagna il bambino in questo confronto, aiutandolo a decodificare e gestire le emozioni, dando più spazio all’ascolto piuttosto che ai consigli.
Come gestire le paure dei bambini?
- La paura va rispettata e non ridicolizzata, accettata nel suo aspetto emotivo e non razionalizzata.
- Le paure vanno accolte come un aspetto della crescita e non usate come “arma” per far crescere.
- La fiducia in sé va valorizzata affinché il bambino si senta capace di affrontare le sue paure.
- Le aspettative dell’adulto non devono andar oltre le reali capacità del bambino.
- É bene aiutare il bambino a capire e valutare le conseguenze dannose di un suo comportamento, senza però intimorirlo oltremisura.
- Le punizioni vanno somministrate con coerenza poiché i bambini hanno bisogno di conoscere e riconoscere le regole.
- Alle naturali paure del bambino non vanno aggiunte le nostre paure, né le nostre eventuali preoccupazioni o angosce.
A cura della Dott.ssa Sabrina Menini – Specialista in Neuropsichiatria Infantile
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